sabato 26 maggio 2018

Un muro di umiltà

Mi chiamo Francesco e ho dodici anni.
Sapete qual è il mio sport preferito? La pallavolo, perché è l’unico che mi appassiona tra tutti quelli che conosco.

A scuola mi andava tutto male: non avevo amici, perché tutti  formavano dei gruppetti nei quali parlavano dei propri sport e delle loro attività. Purtroppo, a causa delle mie condizioni economiche, non potevo permettermi di fare alcun tipo di attività, venivo sempre escluso.
Un giorno, mentre tornavo a casa, ho incontrato dei ragazzini che giocavano con la palla. Incuriosito domandai:
A cosa state giocando?
A pallavolo! - fu la risposta.
Tornando a casa, passai davanti a un’edicola e comprai un giornale che riportava le ultime notizie sulle partite della nazionale italiana di pallavolo. Più mi avvicinavo a casa e più sentivo il bisogno, l’impulso di annunciare ai miei genitori la mia  intenzione: volevo cominciare a giocare a pallavolo. Sarebbe stato il mio trampolino di lancio verso nuove amicizie.
I miei furono contenti dei nuovi propositi.
Il mio compleanno si avvicinava, l’unica cosa che desideravo era riuscire a imparare a giocare a pallavolo. Ogni pomeriggio, nel giardino sotto casa, tentavo di acquisire le basi e le regole del gioco. Mia madre mi osservava con compassione dalla finestra del salotto e decise di farmi una sorpresa per il mio compleanno.
Quando arrivò il grande giorno, i miei genitori mi dissero:
- Ti iscriveremo in una palestra di pallavolo.
Rimasi senza parole per la  bellissima notizia.
Mentre attendevo il giorno in cui sarei andato in palestra, continuavo ad allenarmi duramente per ringraziare i miei genitori della grande opportunità offertami, dando sempre il meglio di me.
Quando arrivai in palestra, ero molto timoroso. A causa della mia timidezza, diventai tutto rosso, perché tutti mi osservavano. Cercavo di entrare nella loro mente, leggendo i loro pensieri:
- Ma chi è quello?
- Non ha neanche l’abbigliamento adatto!
- Non potrà mai essere uno di noi!
 Con il passare dei giorni, feci la loro conoscenza e capii che erano ragazzi semplici  come me; forse ero io che dovevo imparare a guardare me stesso con più simpatia! Era quello che continuava a ripetermi Mary, la mia allenatrice, da cui stavo imparando tanto.
La timidezza pian piano svaniva e  lasciava lo spazio alla passione. Avevo addirittura conosciuto Alessandro, che era diventato il mio migliore amico: eravamo ormai  inseparabili.
Più la mia allenatrice vedeva migliorarmi, più sentiva il bisogno di farmi entrare in campo.
Purtroppo, ogni volta che la palla arrivava verso di me, l’emozione mi sovrastava, la freddezza e la lucidità che avevo durante gli allenamenti svanivano.
Mary era costretta a farmi giocare solo per pochi minuti per non penalizzare la squadra...ero un disastro!
Un giorno, mentre ero in palestra, mi accorsi che il mio amico veniva deriso da due bulli:
- Ahahahah, non sai giocare! Sei ridicolo! Ahahah!
- Perdente!
Cercai di difenderlo e urlai:
- Sapete solo prendervi gioco degli altri, vergognatevi per il vostro comportamento e per il fare infantile che avete!
L’ allenatrice aveva assistito alla scena.
- Complimenti, hai coraggio da vendere! Dovrai dimostrarlo anche in campo. Ti offro il posto da titolare.
- A me? Ma...
- Sì, proprio a te, cosa ne pensi?
Esitai e, abbassando lo sguardo, pronunciai ciò che mai avrei immaginato:
- Mi piacerebbe tantissimo...ma...cedo il mio posto ad Alessandro, in questo momento ne ha più bisogno di me.
Rimase senza parole e, dopo un momento di riflessione, dalla sua bocca uscì  la frase più bella che avessi mai sentito:
- Francesco, non sei solamente coraggioso, ma anche umile e altruista. Sai, che il termine umile deriva da terra? Sei partito dal basso, ma hai davanti un percorso meraviglioso...C’è posto per tutti e due nella mia squadra!

Ed ora eccomi qui. Con tanti amici e capitano di una squadra di pallavolo. La mia vita di certo non è perfetta, tra allenamenti estenuanti, alla fine dei quali non riesco a muovere nemmeno un muscolo e  infortuni gravi, quando preghi che la frattura non sia scomposta...
Ma la pallavolo mi piace soprattutto perché mi ha fatto scoprire me stesso e gli altri, insegnandomi  la passione e l’umiltà. Si può essere contenti anche se non si è il più bravo del mondo.

 Classe IIB